Per Giancarlo Lezzi
Giancarlo Lezzi ci ha lasciati
Noi che siamo stati, che siamo la tua famiglia, ti vogliamo oggi abbracciare per l'ultimo saluto. Per molti sei stato un fratello con il quale discutere, litigare, andare in giro, confidarsi; per altri sei stato un padre a volte severo, sempre disponibile e attento ai bisogni ed alle difficolta'; per pochi sei stato un figlio (per Valdimir e Visnja Hudolin ad esempio), qualche volta discolo, certamente poco incline ad accettare passivamente regole e consigli.
Per te il lavoro, da quando ti abbiamo conosciuto venticinque anni fa, non poteva essere diviso dalla vita privata, e per questo viene spontaneo immaginarti parte di una grande famiglia, nata nel piccolo gruppo di Castellerio con il prof. Hudolin, la prof Visnija, il dotto Renzo Buttolo e i loro collaboratori. E' una famiglia oggi enorme, in ltalia e nel mondo, cresciuta in numero, in qualita' e persone, che si stringe a te e a Bianca; riconoscente per tutto il lavoro che hai fatto, per le migliaia di famiglie che hai soccorso ed alle quali hai mostrato la strada maestra, per le centinaia di persone che hai educato e formato in tutta Italia in questi anni.
Sarebbe riduttivo pensare solo al lavoro, senza ricordare tutta la disponibilita', la passione, l'emozione, l'entusiasmo, la motivazione e talvolta la sofferenza che hai messo in questo lavoro. E' stato un fatto non solo di cervello ma anche di grande cuore. Tutto questo lo abbiamo potuto constatare, in questi ultimi anni ed in particolare in questi ultimi mesi, dall'inflllita' di persone che ti hanno sostenuto, cercato, aiutato, voluto bene, talvolta in modo addirittura esagerato, al punto che rivendicavi un po' di pace.
Ecco: se arrivato alla fine dell'esistenza uno fa il bilancio delle azioni che ha compiuto, dei progetti che ha realizzato, e valuta cio' che e' rimasto di veramente importante, dopo aver passato al vaglio ed eliminato le cose che spesso ci sembrano irrinunciabili, ma che perdono ogni significato in una prospettiva eterna, tu hai speso bene la tua esistenza, per tutto quello che hai fatto e per il riscontro di immensa riconoscenza che hai sperimentato in questi mesi. Non e' dato a tutti guardare indietro e poter dire la stessa cosa, poter vedere ed apprezzare che decine, centinaia di persone, in modo cosiì affettuoso e disinteressato ti cercano, ti stanno vicino, ti fanno in qualche modo ritornare indietro tutto il bene, l'amicizia, la solidarieta' e l'amore che hai dispensato nella vita.
Giancarlo Lezzi ha iniziato la sua carriera professionale nel 1979, quando il prof. Vladimir Hudolin venne a Udine per tenere il primo corso di sensibilizzazione all'approccio medico-psico-sociale dell'alcolismo, come allora si diceva. Si realizzo' subito una sintonia particolare tra lui e il professore, ed inizio' ad occuparsi dei club e della comunita' multifamiliare nella sezione ospedaliera. Era indubbiamente dotato di qualita' e di capacita' personali innate, che gli consentivano di entrare in immediata empatia con la gente. Aveva anche la capacita' di motivare le persone e scalzare le resistenze piu' forti che esse presentavano ad un processo di cambiamento che doveva essere radicale e profondo, per essere risolutivo. Molte famiglie lo ricordano come intransigente, duro, a volte addirittura cattivo, ma sempre accompagnato da una grande disponibilita' ed amore per le persone.
Queste stesse famiglie oggi lo piangono e lo rimpiangono come avessero perso un padre, o un fratello maggiore. Nel lavoro con le famiglie nella comunita' Giancarlo e' stato probabilmente il migliore, sia per le doti naturali che possedeva sia per lo studio e l'aggiornamento costante. La ampia diffusione dei club a livello nazionale e mondiale, costituisce oggi una delle esperienze piu' interessanti ed importanti nel campo della salute mentale a livello internazionale degli ultimi anni. La nostra regione e' stata all'avanguardia ed ha creato questo movimento, e spero che sapra' degnamente, anche a livello istituzionale, ricordare la figura di Giancarlo Lezzi per l'apporto fondamentale che ha dato allo sviluppo dei programmi dei club. La sua e' stata, nel corso degli anni, una presenza costante, fino all'ultimo.
Prima presidente per diversi anni dell'ACAT Udinese, poi vicepresidente dell'associazione regionale dei club, negli ultimi anni fondatore e presidente della cooperativa di servizi intitolata al prof. Vladimir Hudolin. Parallelamente ha svolto una intensa attivita' formativa, collaborando con il prof Hudolin in numerosissimi corsi di formazione, che poi ha continuato a svolgere anche dopo la scomparsa del professore. Osservatore attento e critico e' stato autore di numerose pubblicazioni in campo alcologico. Per, questo lascia un vuoto enorme di professionalita' e di esperienza in tutto il movimento dei club ed in generale dell'alcologia italiana.
Parlando delle famiglie dei club Giancarlo cosiì si era espresso: "Io sono rimasto stupito ed ho ammirato e, perche no anche invidiato, il coraggio di queste persone che hanno saputo ricominciare dopo' l'insuccesso esistenziale, relazionale, sociale, matrimoniale e genitoriale che sembrava essere definitivo, senza via di ritorno. E' il coraggio piu' puro, quello di tutti i giorni, diluita una vita, quello delle mogli e delle madri di famiglia nelle situazioni difficili, degli antichi navigatori, dei vecchi attraversatori di deserti. E' un coraggio senza forti sbavature od eroismi, condito da una forza senza durezze,da un amore senza recriminazioni, da una pace interiore alle volte trafitta dalla sofferenza, talvolta illuminata dalla gioia del buon esito, mai carente di sensibilita' ed attenzione. E' il coraggio di andare avanti di momento in momento, di giorno in giorno, senza previsioni, senza timore, come le strade si aprissero sempre".
Questo Giancarlo lo ha testimoniato nella sua vita, ed in particolare con il coraggio e la forza con Ie quali ha affrontato la malattia e la morte.
Grazie, caro, carissimo Giancarlo.....
Francesco Piani
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